sabato 12 aprile 2008

COERENZA 2.0

Qualcuno le aveva detto che quella serata sarebbe stata magnifica, luci, energia, vibrazioni, tutto così nuovo, ne era elettrizzata. E invece nulla, la mattina dopo giaceva a letto senza ricordi. Il cielo appena grigio, indeciso se lasciarsi illuminare o meno dal tiepido sole di aprile, mentre uno strano vento appena levatosi faceva tremare le imposte, solo socchiuse.
Per l’ennesima volta era rimasta a casa sola. Ormai non si contavano più le occasioni in cui le sue aspettative erano andate deluse. Appuntamenti disdetti all’ultimo, attese inutili. Si chiese se tutto ciò avesse un senso e si accorse che questa fatica riguardava solo una parte della sua anima, quella che per anni, per decenni, le avevano insegnato a soffocare, in nome della coerenza. Coerenza…a queste parole si accese un link e una nuova finestra, apertasi nell’interfaccia del suo cervello, quotò il discorso ascoltato non molti giorni prima durante una lezione sulla web philosophy. “La creazione di un’identità su web richiede coerenza, dai post, all’avatar, ai commenti: tutto deve contribuire a delineare un’entità non contraddittoria”. Era quello che lei aveva cercato di fare nella vita reale, eppure un giorno questa entità era esplosa e quest’esplosione, invece di distruggere, aveva generato un universo che di giorno in giorno andava ad assumere nuove dimensioni, e quanto più le proprie componenti sembravano distanziarsi l’una dall’altra, tanto più esso si arricchiva, nascevano mondi nuovi, nuove galassie, in alcune delle quali le sensazioni orbitavano vertiginosamente.
Era davvero tutto così sbagliato? Si rispose che, per quanto le era stato dato di esperire, era semplicemente tutto più complicato. Gestire diversi se stessi dava un gran daffare; l’impegno più ingente era suddividere le persone circostanti in base ai propri lati. La maggior parte di esse, infatti, non sembrava minimamente intenzionata a lasciarsi esplodere e quindi conservava più o meno intatta quella che pareva essere la tanto agognata immagine non contraddittoria di sé.
Ecco perché lei finiva con il ritrovarsi spesso sola: le persone che conosceva da più tempo, infatti, sembravano non voler proprio accettare l’idea di questo suo essere espanso, le giravano lontano come da un buco nero, per il timore di non riemergere più dalla soglia degli eventi. E pensare che sarebbe stato così eccitante far collassare le proprie anime ed assistere poi ad una nuova esplosione, alla creazione di un nuovo universo, con nuove leggi fisiche e miriadi di costellazioni ancora da disegnare.
D’un tratto s’accorse che il primo a non essere stato coerente era stato Dio, quel dio cristiano che tanti esseri monolitici adoravano. Era stato lui il primo ad essere padre iracondo, severo e punitivo e a farsi insieme figlio caritatevole e remissivo, disposto a qualsiasi sacrificio, perfino alla crocifissione di se stesso. E sopra ad essi aleggiava uno spirito in grado di ironizzare su entrambi, che aveva tradito il padre divino decidendo di fecondare un ventre umano. Allora essere contraddittori era forse blasfemo? O forse qualcuno ha semplicemente avuto paura che scoprissimo in noi la forza di una divinità, che ci rivelassimo ninfe, eroi, titani, muse, svelando la possibilità di un mondo nuovo, del quale saremmo noi i legislatori, un mondo senza pregiudizi e false morali, in cui la violenza per secoli asservita al potere di pochi troverebbe sfogo in pratiche ad oggi considerate scandalose, ma di fatto innocue.
Ringraziò suo padre per averla cresciuta libera di non credere in alcun dio e decise che l’unica dea in cui avrebbe creduto di lì in avanti sarebbe stata se stessa. Negarsi non aveva più senso. Decise che avrebbe mostrato ai monoliti, inchiodati a terra per anelare al cielo, cosa voleva dire dispiegare le proprie profondità, lasciarsi trascendere, cavalcare quell’energia e di tanto in tanto lasciarle avere il sopravvento su di noi. Sarebbe stata luce immateriale e corpo sanguigno, duro padrone e schiavo devoto, giudice, criminale, figlia, sposa e madre. Nonostante ciò, sempre se stessa. E capì che forse il nuovo mondo in cui ciò era possibile si chiamava rete.

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